C’è un punto dove formazione dell’architetto e del fanciullo si incontrano. È un punto mai messo in dubbio dalla critica e tiene insieme Froebel e Bauhaus: la concorrenza di questi due momenti nella costruzione di quello che chiamiamo linguaggio della modernità appare evidente. Ciò di cui qui si vuole provare a ragionare è come la funzione pedagogica e progressiva di tale convergenza, che ha il suo punto di stazione privilegiato nell’astrazione geometrica ma il suo fine nell’azione progettuale e educativa, abbia finito con il rimuovere la componente spirituale propria dell’astrazione. In altre parole è come se il processo combinatorio di tipo linguistico, ovvero l’insistenza sulle possibilità configurazionali di un linguaggio ridotto a pochi segni elementari il cui senso risiede nel mondo, avesse reciso il portato mistico dell’astrazione. Queste considerazioni si intrecciano con la questione del linguaggio intesa in senso lato, speculativo, figurativo, verbale, ma anche sociale e danno ragione del perché occuparsi di linguaggio in un numero dedicato alle relazioni tra scuola e architettura.
Benzer Makaleler | Yazar | # |
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Makale | Yazar | # |
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